Scrivo dall’aeroporto di Vilnius. Non so quando riuscirò a pubblicare online l’ultimo post di questo indimenticabile viaggio InterRail 2011. Mentre lo leggerete sarò già tornato in Italia. Ho cercato di aggiornare il più spesso possibile il nostro blog Keep the train running, purtroppo non ho avuto il tempo di scrivere di tutte le tappe in tempo reale. Mi son fermato a Copenaghen, ma tante altre avventure ci hanno visto protagonisti da Stoccolma fino a Vilnius.Sul treno Malmo-Stoccolma abbiamo vissuto il cosiddetto momento C’era una volta in America. Mancava ormai poco al nostro arrivo nella capitale svedese quando il controllore si è avvicinato con un vassoio pieno di muffin al cioccolato. A noi, quasi increduli, ci sembrava impossibile poter mangiare gratis un dolcetto, così ben accetto da tre pezzenti che in Scandinavia hanno dovuto farsi parecchie volte i conti in tasca. Che momento di autentica goduria! Alla stazione di Stoccolma ci stava aspettando intanto il nostro caro furetto Nicola, l’unico amico che ha avuto l’ardore di raggiungerci, anche se solo per un weekend, lungo il nostro tragitto. Il weekend con il furetto non è stato esplosivo come quello di Cracovia, un po’ per la stanchezza accumulata nelle prime due settimane di viaggio, un po’ per i prezzi improponibili delle birre e delle discoteche svedesi. Ma l’entusiasmo del furetto non ha potuto non coinvolgerci durante la prima notte a Stoccolma in una discoteca del centro popolata da una fauna a dir poco spaziale. Con Nicola abbiamo anche provato a fare colpo con il nostro inconfondibile stile di danza su alcune donzelle biondo platino, ma per dirla in parole povere le suddette donzelle non ci hanno filato per niente. Un furetto in grande spolvero, quasi degno delle performance alcoliche di Oslo, ci ha regalato alcune delle sue chicche: da ricordare la sua insistenza nel giocherellare a notte fonda, di ritorno dalla discoteca, con il suo iPhone. Ricordo ancora i suoi occhietti assonnati che cercavano invano di restare aperti mentre le dita continuavano ininterrottamente, anche a occhi chiusi, a digitare qualcosa di incomprensibile sul cellulare. Ma il furetto è fatto così: o gioca per stanare le sue prede oppure dorme in qualsiasi posto e in qualsiasi posizione. Non posso non citare poi il momento ad altissima intensità emotiva che ci ha visto tutti e quattro testimoni di una sorprendente aurora boreale (almeno così pensano Peppino e Nicola) nel cielo albeggiante di Stoccolma. Qualunque cosa fosse lassù tra le nuvole, di certo ci ha regalato degli attimi che solo dei buoni compagni di viaggio e amici sapranno ricordare per sempre. Il weekend svedese trascorre velocissimo, e il momento del saluto con il furetto ci rende tutti un po’ più tristi. La foto scattata con Nicola, con la trombonave che svetta dietro di noi, rimarrà nella storia della nostra amicizia.Sulla Viking Line siamo pronti a provare l’ebbrezza della mitica trombonave diretta a Helsinki. Un viaggio lungo 15 ore che si rivelerà purtroppo una mezza farsa: un sacco di italiani, poche fighe scandinave e troppe famiglie con prole al seguito. Forse non abbiamo scelto il giorno giusto, viaggiamo di domenica notte, e magari le orde di ragazzi e ragazze desiderosi di ubriacarsi a poco prezzo a bordo della trombonave preferiscono farlo nel weekend. Questo rimarrà un dubbio irrisolto, almeno per noi. Saliti a bordo ci rendiamo conto di trovarci su una nave da crociera vera e propria: 11 piani alcuni dei quali attrezzati di supermercato tax free, sauna e discoteca. Non abbiamo alcuna intenzione di andare a dormire, vogliamo vivere tutta la notte sulla trombonave. Purtroppo capiamo da subito che aria tira, soprattutto quando raggiungiamo la discoteca per andare a fare quattro passi di danza dei nostri. All’inizio la pista è quasi vuota, poche ragazze e molti ragazzi tra cui un gruppo di italiani di Roma. Io e Peppino siamo così delusi che iniziamo a provarci con due asiatiche che non si fila nessuno, e loro di rimando non ci guardano nemmeno in faccia. A questo punto, per la lunga serie dei nostri incontri strani e casuali, devo presentarvi un tizio di Cosenza, Francesco, conosciuto a bordo della Viking. Un tipo davvero strano sulla cinquantina, non capiamo bene se è in viaggio da solo, poi scopriamo che è in compagnia di un amico e di una amica. Anche lui ci prova spudoratamente (e invano) con le asiatiche: memorabile la scena quando le invita a ballare, prima l’una e poi l’altra, e loro che gli danno picche alla grande. Francesco è uno di quei personaggi che ci hanno perseguitato nel bene e nel male, un po’ come le tedesche nell’Europa dell’est, nel prosieguo del nostro viaggio. Non possiamo dimenticare quando l’abbiamo rincontrato nello stesso ostello di Tallinn, qualche giorno dopo il nostro primo incontro sulla trombonave, mentre cercava a notte fonda di elemosinare invano un posto letto insieme a un altro italiano. Fino al termine del nostro InterRail ci siamo chiesti che brutta fine avesse fatto il povero Francesco, costretto magari a dormire all’aperto quella notte a Tallinn.Sbarcati a Helsinki ci dirigiamo subito all’ostello. Nella capitale finlandese restiamo fortunatamente mezza giornata: ci accorgiamo subito che il costo della vita (lì c’è l’euro) non è così basso come credevamo. Helsinki riesce però a sorprenderci soprattutto per la bellezza delle ragazze intraviste per strada. Io e Peppino le abbiamo messe al primo posto della nostra personale classifica, il Caccavo invece ha preferito le bionde di Copenaghen. Helsinki ci regala anche un momento di relax totale in un piccolo parco impreziosito da un lago dove ci scattiamo una foto che per un attimo riesce a catturare il senso di un viaggio vissuto senza quasi mai fermarsi: Stefano e Peppino seduti, e io nel mezzo in piedi. C’è un leggero senso di movimento in questa foto, quasi come se volessimo uscire fuori dall’inquadratura per andare a conquistare il mondo. Dietro di noi l’acqua del lago, dentro di noi il ricordo di un pomeriggio che non vivremo mai più.Dopo Helsinki ci imbarchiamo di nuovo per raggiungere il primo dei paesi Baltici, l’Estonia, e la sua bellissima capitale Tallinn. Subito ci innamoriamo dell’incantevole centro storico, l’ostello poi è davvero in una ottima posizione rispetto alla città vecchia. Purtroppo il tempo non è dei migliori, la pioggia ci dà tregua poche volte e noi ne approfittiamo per visitare i punti più panoramici della città. Dispiace un po’ trovarci a Tallinn durante la settimana (martedì e mercoledì) perché non tutte le discoteche sono aperte la sera. Ci va meglio a Riga (che raggiungiamo in autobus) dove restiamo fino al sabato mattina riuscendo a goderci un venerdì sera davvero pazzesco. La quantità e la qualità delle ragazze viste in giro a Riga ci lascia letteralmente a bocca aperta, di gran lunga le migliori avvistate in 25 giorni di viaggio. Con Peppino ci beviamo le nostre buone dosi di Jagermaister tanto per sentirci un po’ più leggeri. La notte a Riga sembra non finire mai, all’alba entriamo in una altra discoteca dove la fauna, sebbene non sia particolarmente numerosa, è galattica. Torniamo in ostello stanchissimi al pensiero di poter dormire solo qualche ora prima di fare il check-out all’ostello e prendere il nostro ultimo autobus diretto a Vilnius, la capitale della Lituania. Qui restiamo solo una notte, e nel tardo pomeriggio usciamo per farci un giro veloce del centro storico che ci colpisce non poco. Di sicuro un posto dove tornarci, magari in inverno con la neve oppure il prossimo settembre insieme al Conforti in occasione degli europei di basket. All’ostello capitiamo in camera mista con due ragazze australiane davvero molto carine (Gabrielle e Louise), scambiamo qualche chiacchiera sperando di poter organizzare insieme a loro la nostra serata conclusiva ma purtroppo hanno altri piani. Ringraziamo il Signore per esser capitati in stanza con le roomate di gran lunga più carine del nostro viaggio, dopo le americane di Stoccolma e le olandesi volanti di Tallinn. Io, Stefano e Peppino sappiamo di avere una ultima sera prima del ritorno in Italia, cerchiamo di dissimulare una stanchezza che ci accompagna da Berlino, e decidiamo dopo aver sgranocchiato qualcosa in un pub di andare nella nostra ultima discoteca InterRail. Si chiama Salento, è gestita da alcuni italiani, ci assicurano che è molto bella e noi ci fidiamo. Qui ci capita una delle cose più strane vissute in 25 giorni in giro per l’Europa, che solo a pensarci mi fa morire dal ridere. L’ingresso in discoteca costa 25 ltl (circa 7-8euro), ma all’entrata incontriamo uno dei gestori che ci chiede da dove veniamo e che ci fa risparmiare 5 ltl per entrare. Accettiamo di buon grado senza sapere che ci sta per capitare una delle cose più grottesche della nostra vita. Dopo aver pagato il tizio italiano si avvicina con una faccia serissima e ci dice che ha appena saputo la notizia del presunto suicidio di Silvio Berlusconi. Stefano resta senza parole, io penso subito a uno scherzo ma la faccia dubbiosa di Stefano comincia a far dubitare anche me. L’italiano dice a Stefano nell’orecchio che Berlusconi avrebbe lasciato una lettera prima di suicidarsi, decidiamo di uscire al volo dalla discoteca per andare a controllare Internet all’ostello, ma mentre usciamo quel mentecatto di un italiano ci conferma che la notizia è stata appena smentita. Cose dell’altro mondo! Per qualche momento ci siamo lasciati infinocchiare alla grande da un Manuel Fantoni in salsa lituana che non aveva nient’altro da fare che raccontare minchiate.A pensarci ora ci vien da ridere, e credo che per diverso tempo questo episodio resterà negli annali delle stronzate capitateci in InterRail. Il tempo che scorre riuscirà inevitabilmente a cancellare parte di questi ricordi, perciò ho cercato di scriverne più a lungo e più spesso possibile per non perdere in futuro il contatto con questa parentesi libera e felice delle nostri giovani vite. Quando fra qualche anno andrò a sfogliare le pagine del blog Keep the train running tanti ricordi ritorneranno a galla più o meno sbiaditi. Resterà però la convinzione di aver intrapreso un viaggio apparentemente senza fine e stancante all’inverosimile, costellato di tappe diverse e pieno di ragazzi e ragazze incontrati lungo la strada, ognuno con la propria storia e la propria bandiera di appartenenza, ma tutti con lo stesso spirito di avventura alla ricerca di sè e del mondo. Io ho scoperto nuove cose di me, ho superato paure e frustrazioni che prima sentivo più forti, ho ricaricato le batterie pronto ora ad immergermi in un’altra avventura (lavorativa, questa volta) dal prossimo settembre. Ho capito che l’Italia resta sempre uno dei migliori paesi al mondo dove vivere, peccato che troppo spesso si perde in un bicchiere d’acqua. Tanti italiani vorrebbero restare nel Bel Paese: i più coraggiosi rimangono tra mille difficoltà, i meno coraggiosi scelgono di fuggire per trovare un centro di gravità permanente in giro per il mondo. Dopo questo viaggio sono ancora più convinto che ovunque è difficile trovare nuove terre dove poter raccogliere i semi delle proprie scelte di vita spesso vissute nel sacrificio. Negli ultimi tempi l’Italia non è stata particolarmente misericordiosa con le sue giovani generazioni e penso che non lo sarà a breve. Credo però che ci sono altri paesi che se la passano anche peggio, e nell’est Europa me ne sono reso conto. Ci vuole coraggio per restare nel proprio paese per cercare di cambiare in prima persona le cose. Forse questo coraggio a me manca, e non so se riuscirò mai ad averlo. Non so cosa sarà di me. Il 2012 potrebbe essere l’anno decisivo per molti dei miei più cari amici. Spero che ognuno di loro trovi la giusta strada alla ricerca della pura felicità di vivere. Io, Stefano e Giuseppe l’abbiamo trovata in 25 giorni di viaggio incessante, nella speranza di non perdere mai quell’ardore che ci ha spinto stazione dopo stazione, nazione dopo nazione, città dopo città verso quel sogno di una cosa che ogni essere umano custodisce nel profondo del proprio cuore. Ora l’Italia ci attende a braccia aperte insieme agli ultimi sgoccioli di una estate meravigliosa che non dimenticheremo tanto presto. A tutti gli amici che al nostro ritorno vorranno sapere vita, morte e miracoli di questo nostro viaggio, consiglio di farci una sola e semplice domanda: “How does it feel?”. Di certo non ci stancheremo mai di raccontare il nostro personalissimo sogno di una cosa che ci ha visto attori protagonisti dal primo all’ultimo giorno. Don’t stop believing folks, and keep the train runnning forever and ever!
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