How does it feel?

Scrivo dall’aeroporto di Vilnius. Non so quando riuscirò a pubblicare online l’ultimo post di questo indimenticabile viaggio InterRail 2011. Mentre lo leggerete sarò già tornato in Italia. Ho cercato di aggiornare il più spesso possibile il nostro blog Keep the train running, purtroppo non ho avuto il tempo di scrivere di tutte le tappe in tempo reale. Mi son fermato a Copenaghen, ma tante altre avventure ci hanno visto protagonisti da Stoccolma fino a Vilnius.Sul treno Malmo-Stoccolma abbiamo vissuto il cosiddetto momento C’era una volta in America. Mancava ormai poco al nostro arrivo nella capitale svedese quando il controllore si è avvicinato con un vassoio pieno di muffin al cioccolato. A noi, quasi increduli, ci sembrava impossibile poter mangiare gratis un dolcetto, così ben accetto da tre pezzenti che in Scandinavia hanno dovuto farsi parecchie volte i conti in tasca. Che momento di autentica goduria! Alla stazione di Stoccolma ci stava aspettando intanto il nostro caro furetto Nicola, l’unico amico che ha avuto l’ardore di raggiungerci, anche se solo per un weekend, lungo il nostro tragitto. Il weekend con il furetto non è stato esplosivo come quello di Cracovia, un po’ per la stanchezza accumulata nelle prime due settimane di viaggio, un po’ per i prezzi improponibili delle birre e delle discoteche svedesi. Ma l’entusiasmo del furetto non ha potuto non coinvolgerci durante la prima notte a Stoccolma in una discoteca del centro popolata da una fauna a dir poco spaziale. Con Nicola abbiamo anche provato a fare colpo con il nostro inconfondibile stile di danza su alcune donzelle biondo platino, ma per dirla in parole povere le suddette donzelle non ci hanno filato per niente. Un furetto in grande spolvero, quasi degno delle performance alcoliche di Oslo, ci ha regalato alcune delle sue chicche: da ricordare la sua insistenza nel giocherellare a notte fonda, di ritorno dalla discoteca, con il suo iPhone. Ricordo ancora i suoi occhietti assonnati che cercavano invano di restare aperti mentre le dita continuavano ininterrottamente, anche a occhi chiusi, a digitare qualcosa di incomprensibile sul cellulare. Ma il furetto è fatto così: o gioca per stanare le sue prede oppure dorme in qualsiasi posto e in qualsiasi posizione. Non posso non citare poi il momento ad altissima intensità emotiva che ci ha visto tutti e quattro testimoni di una sorprendente aurora boreale (almeno così pensano Peppino e Nicola) nel cielo albeggiante di Stoccolma. Qualunque cosa fosse lassù tra le nuvole, di certo ci ha regalato degli attimi che solo dei buoni compagni di viaggio e amici sapranno ricordare per sempre. Il weekend svedese trascorre velocissimo, e il momento del saluto con il furetto ci rende tutti un po’ più tristi. La foto scattata con Nicola, con la trombonave che svetta dietro di noi, rimarrà nella storia della nostra amicizia.Sulla Viking Line siamo pronti a provare l’ebbrezza della mitica  trombonave diretta a Helsinki. Un viaggio lungo 15 ore che si rivelerà purtroppo una mezza farsa: un sacco di italiani, poche fighe scandinave e troppe famiglie con prole al seguito. Forse non abbiamo scelto il giorno giusto, viaggiamo di domenica notte, e magari le orde di ragazzi e ragazze desiderosi di ubriacarsi a poco prezzo a bordo della trombonave preferiscono farlo nel weekend. Questo rimarrà un dubbio irrisolto, almeno per noi. Saliti a bordo ci rendiamo conto di trovarci su una nave da crociera vera e propria: 11 piani alcuni dei quali attrezzati di supermercato tax free, sauna e discoteca. Non abbiamo alcuna intenzione di andare a dormire, vogliamo vivere tutta la notte sulla trombonave. Purtroppo capiamo da subito che aria tira, soprattutto quando raggiungiamo la discoteca per andare a fare quattro passi di danza dei nostri. All’inizio la pista è quasi vuota, poche ragazze e molti ragazzi tra cui un gruppo di italiani di Roma. Io e Peppino siamo così delusi che iniziamo a provarci con due asiatiche che non si fila nessuno, e loro di rimando non ci guardano nemmeno in faccia. A questo punto, per la lunga serie dei nostri incontri strani e casuali, devo presentarvi un tizio di Cosenza, Francesco, conosciuto a bordo della Viking. Un tipo davvero strano sulla cinquantina, non capiamo bene se è in viaggio da solo, poi scopriamo che è in compagnia di un amico e di una amica. Anche lui ci prova spudoratamente (e invano) con le asiatiche: memorabile la scena quando le invita a ballare, prima l’una e poi l’altra, e loro che gli danno picche alla grande. Francesco è uno  di quei personaggi che ci hanno perseguitato nel bene e nel male, un po’ come le tedesche nell’Europa dell’est, nel prosieguo del nostro viaggio. Non possiamo dimenticare quando l’abbiamo rincontrato nello stesso ostello di Tallinn, qualche giorno dopo il nostro primo incontro sulla trombonave, mentre cercava a notte fonda di elemosinare invano un posto letto insieme a un altro italiano. Fino al termine del nostro InterRail ci siamo chiesti che brutta fine avesse fatto il povero Francesco, costretto magari a dormire all’aperto quella notte a Tallinn.Sbarcati a Helsinki ci dirigiamo subito all’ostello. Nella capitale finlandese restiamo fortunatamente mezza giornata: ci accorgiamo subito che il costo della vita (lì c’è l’euro) non è così basso come credevamo. Helsinki riesce però a sorprenderci soprattutto per la bellezza delle ragazze intraviste per strada. Io e Peppino le abbiamo messe al primo posto della nostra personale classifica, il Caccavo invece ha preferito le bionde di Copenaghen. Helsinki ci regala anche un momento di relax totale in un piccolo parco impreziosito da un lago dove ci scattiamo una foto che per un attimo riesce a catturare il senso di un viaggio vissuto senza quasi mai fermarsi: Stefano e Peppino seduti, e io nel mezzo in piedi. C’è un leggero senso di movimento in questa foto, quasi come se volessimo uscire fuori dall’inquadratura per andare a conquistare il mondo. Dietro di noi l’acqua del lago, dentro di noi il ricordo di un pomeriggio che non vivremo mai più.Dopo Helsinki ci imbarchiamo di nuovo per raggiungere il primo dei paesi Baltici, l’Estonia, e la sua bellissima capitale Tallinn. Subito ci innamoriamo dell’incantevole centro storico, l’ostello poi è davvero in una ottima posizione rispetto alla città vecchia. Purtroppo il tempo non è dei migliori, la pioggia ci dà tregua poche volte e noi ne approfittiamo per visitare i punti più panoramici della città. Dispiace un po’ trovarci a Tallinn durante la settimana (martedì e mercoledì) perché non tutte le discoteche sono aperte la sera. Ci va meglio a Riga (che raggiungiamo in autobus) dove restiamo fino al sabato mattina riuscendo a goderci un venerdì sera davvero pazzesco. La quantità e la qualità delle ragazze viste in giro a Riga ci lascia letteralmente a bocca aperta, di gran lunga le migliori avvistate in 25 giorni di viaggio. Con Peppino ci beviamo le nostre buone dosi di Jagermaister tanto per sentirci un po’ più leggeri. La notte a Riga sembra non finire mai, all’alba entriamo in una altra discoteca dove la fauna, sebbene non sia particolarmente numerosa, è galattica. Torniamo in ostello stanchissimi al pensiero di poter dormire solo qualche ora prima di fare il check-out all’ostello e prendere il nostro ultimo autobus diretto a Vilnius, la capitale della Lituania. Qui restiamo solo una notte, e nel tardo pomeriggio usciamo per farci un giro veloce del centro storico che ci colpisce non poco. Di sicuro un posto dove tornarci, magari in inverno con la neve oppure il prossimo settembre insieme al Conforti in occasione degli europei di basket. All’ostello capitiamo in camera mista con due ragazze australiane davvero molto carine (Gabrielle e Louise), scambiamo qualche chiacchiera sperando di poter organizzare insieme a loro la nostra serata conclusiva ma purtroppo hanno altri piani. Ringraziamo il Signore per esser capitati in stanza con le roomate di gran lunga più carine del nostro viaggio, dopo le americane di Stoccolma e le olandesi volanti di Tallinn. Io, Stefano e Peppino sappiamo di avere una ultima sera prima del ritorno in Italia, cerchiamo di dissimulare una stanchezza che ci accompagna da Berlino, e decidiamo dopo aver sgranocchiato qualcosa in un pub di andare nella nostra ultima discoteca InterRail. Si chiama Salento, è gestita da alcuni italiani, ci assicurano che è molto bella e noi ci fidiamo. Qui ci capita una delle cose più strane vissute in 25 giorni in giro per l’Europa, che solo a pensarci mi fa morire dal ridere. L’ingresso in discoteca costa 25 ltl (circa 7-8euro), ma all’entrata incontriamo uno dei gestori che ci chiede da dove veniamo e che ci fa risparmiare 5 ltl per entrare. Accettiamo di buon grado senza sapere che ci sta per capitare una delle cose più grottesche della nostra vita. Dopo aver pagato il tizio italiano si avvicina con una faccia serissima e ci dice che ha appena saputo la notizia del presunto suicidio di Silvio Berlusconi. Stefano resta senza parole, io penso subito a uno scherzo ma la faccia dubbiosa di Stefano comincia a far dubitare anche me. L’italiano dice a Stefano nell’orecchio che Berlusconi avrebbe lasciato una lettera prima di suicidarsi, decidiamo di uscire al volo dalla discoteca per andare a controllare Internet all’ostello, ma mentre usciamo quel mentecatto di un italiano ci conferma che la notizia è stata appena smentita. Cose dell’altro mondo! Per qualche momento ci siamo lasciati infinocchiare alla grande da un Manuel Fantoni in salsa lituana che non aveva nient’altro da fare che raccontare minchiate.A pensarci ora ci vien da ridere, e credo che per diverso tempo questo episodio resterà negli annali delle stronzate capitateci in InterRail. Il tempo che scorre riuscirà inevitabilmente a cancellare parte di questi ricordi, perciò ho cercato di scriverne più a lungo e più spesso possibile per non perdere in futuro il contatto con questa parentesi libera e felice delle nostri giovani vite. Quando fra qualche anno andrò a sfogliare le pagine del blog Keep the train running tanti ricordi ritorneranno a galla più o meno sbiaditi. Resterà però la convinzione di aver intrapreso un viaggio apparentemente senza fine e stancante all’inverosimile, costellato di tappe diverse e pieno di ragazzi e ragazze incontrati lungo la strada, ognuno con la propria storia e la propria bandiera di appartenenza, ma tutti con lo stesso spirito di avventura alla ricerca di sè e del mondo. Io ho scoperto nuove cose di me, ho superato paure e frustrazioni che prima sentivo più forti, ho ricaricato le batterie pronto ora ad immergermi in un’altra avventura (lavorativa, questa volta) dal prossimo settembre. Ho capito che l’Italia resta sempre uno dei migliori paesi al mondo dove vivere, peccato che troppo spesso si perde in un bicchiere d’acqua. Tanti italiani vorrebbero restare nel Bel Paese: i più coraggiosi rimangono tra mille difficoltà, i meno coraggiosi scelgono di fuggire per trovare un centro di gravità permanente in giro per il mondo. Dopo questo viaggio sono ancora più convinto che ovunque è difficile trovare nuove terre dove poter raccogliere i semi delle proprie scelte di vita spesso vissute nel sacrificio. Negli ultimi tempi l’Italia non è stata particolarmente misericordiosa con le sue giovani generazioni e penso che non lo sarà a breve. Credo però che ci sono altri paesi che se la passano anche peggio, e nell’est Europa me ne sono reso conto. Ci vuole coraggio per restare nel proprio paese per cercare di cambiare in prima persona le cose. Forse questo coraggio a me manca, e non so se riuscirò mai ad averlo. Non so cosa sarà di me. Il 2012 potrebbe essere l’anno decisivo per molti dei miei più cari amici. Spero che ognuno di loro trovi la giusta strada alla ricerca della pura felicità di vivere. Io, Stefano e Giuseppe l’abbiamo trovata in 25 giorni di viaggio incessante, nella speranza di non perdere mai quell’ardore che ci ha spinto stazione dopo stazione, nazione dopo nazione, città dopo città verso quel sogno di una cosa che ogni essere umano custodisce nel profondo del proprio cuore. Ora l’Italia ci attende a braccia aperte insieme agli ultimi sgoccioli di una estate meravigliosa che non dimenticheremo tanto presto. A tutti gli amici che al nostro ritorno vorranno sapere vita, morte e miracoli di questo nostro viaggio, consiglio di farci una sola e semplice domanda: “How does it feel?”. Di certo non ci stancheremo mai di raccontare il nostro personalissimo sogno di una cosa che ci ha visto attori protagonisti dal primo all’ultimo giorno. Don’t stop believing folks, and keep the train runnning forever and ever!

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Welcome to Scandinavia

Ho sempre amato la Scandinavia, specialmente le ragazze ma anche le rispettive capitali. Da Berlino prendiamo il nostro ultimo treno notturno diretti a Copenaghen. Qui ci sono già stato una volta durante il mio primo InterRail, e avrei fatto a meno di tornarci soprattutto perche’ ci fermeremo solo per un giorno prima di partire per Stoccolma. La capitale danese ci accoglie con un sole splendido, fa caldo ma tira anche un po’ di vento. Ne  approfittiamo per farci un giro al centro dove ci distendiamo sul pontile di fronte all’Opera per prendere un po’ di sole. Al primo impatto le ragazze danesi ci fanno letteralmente impazzire, una media altissima di bionde spaziali capaci di far impallidire persino le bellezze di Bratislava. Purtroppo a Copenaghen il costo della vita e’ molto piu’ alto, e il dover sempre cercare un posto dove poter risparmiare per mangiare e bere e’ un po’ frustrante. L’ostello e’ enorme, si chiama Generator, occupa un intero palazzo e le stanze sono molto carine. Peccato che nella nostra una delle due docce non funziona a dovere, e a farne le spese e’ il gladiatore del gruppo Joe Capobianco. Ecco cosa e’ successo in una scena da antologia che rimarra’ tra le piu’ esilaranti del nostro eurotrip. Io e Peppino iniziamo a farci la doccia, Stefano intanto si fa la barba. Quando esco dalla doccia Stefano comincia ad urlare verso di me alla vista di un lago di acqua che esce dal bagno. Ci accorgiamo che il fiume in piena non esce dalla mia doccia ma da quella di Peppino. Bussiamo alla porta di Joe e la scena che vediamo e’ clamorosa: Peppino immerso fino alle caviglie intento a farsi un pediluvio involontario con i suoi infradito galleggianti come delle papere alla deriva. Morale della favola: mezza stanza allagata e Peppino a recitare la parte della signora delle pulizie nel tentativo di asciugare i litri e litri di acqua che per poco hanno rischiato di inondare tutti i nostri zaini. La notte passa veloce e indolore, ce ne andiamo a dormire dopo qualche birretta pronti a svegliarci per andare a prendere il prossimo treno per Stoccolma. Qui un furetto di nostra conoscenza ci sta aspettando a braccia aperte…

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Leaving Berlin is never easy

A Berlino ci son già stato una volta durante il mio primo InterRail. Da subito è entrata a far parte delle mie città ideali: ottima vivibilità, tanti spazi verdi, ricca vita culturale e invidiabile sistema di trasporti pubblici. Mi fa piacere tornarci dopo 5 anni, e questa volta avremo una guida d’eccezione: Arthur Patch, un artista inglese conosciuto a Montreal quando andai a trovare gli amici Stefano e Nicola impegnati lì per uno scambio universitario. Arthur lavora su una barca ostello molto carina, e grazie a lui riusciamo a prenotare una cabina per quattro a buon prezzo. E’ la prima volta che dormirò su una nave, e la cosa mi entusiasma particolarmente. Berlino ci accoglie con un bel po’ di pioggia, ma il giorno dopo un sole che spacca le pietre illumina il nostro giro in bicicletta per una Berlino piena di piste ciclabili quasi dappertutto. Dopo 5 anni dalla vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio, il cielo è ancora azzurro sopra Berlino. Arthur è una guida perfetta, non ci dà un attimo di tregua, con lui riusciamo a girare i punti più turistici e non della capitale tedesca. Nel tardo pomeriggio ci andiamo a rilassare al Beach Bar, un pub dove prendiamo una birra su una spiaggia artificiale a due passi dal Reichstag e dallo splendido fiume Spree che impreziosisce il centro città. Il primo giorno forse rimarrà il più lungo del nostro InterRail: in serata, infatti, Arthur ci porta in giro per una Berlino by night davvero sorprendente. Prima fermata al Dr Pong, un locale dove attorno a un tavolo di ping pong decine di ragazzi e ragazze giocano contemporaneamente: chi sbaglia esce fuori e alla fine solo due si batteranno per la vittoria. Seconda fermata al Tresor, una discoteca famosa per la sua importanza nella scena musicale elettronica di Berlino. Grazie ad Arthur entriamo gratis, ma il biglietto sarebbe costato solo 4 euro. Non ci sono parole se pensate che a Milano in media si paga tra i 10 e i 15 euro per ballare come delle sardine. Il mio amore per Berlino cresce ora dopo ora: temevo di restare deluso una volta tornato nella stessa città che 5 anni prima mi aveva abbagliato per la qualità dei suoi trasporti e per la quantità degli spazi verdi. Di sicuro Berlino è una delle mie città ideali, chissà che un giorno non mi trasferisca proprio qua. Il secondo giorno ce lo prendiamo con un po’ più di calma, comincia a dispiacermi di dover lasciare la città (è la prima volta che mi capita dall’inizio dell’InterRail), mi dispiace dover salutare Arthur che ci ha riservato una accoglienza eccezionale (ma presto lo rivedremo a Milano in settembre), mi dispiace dire addio ad una metropoli con i controcoglioni come non ne esistono in Italia. Thank you for your love, Berlin! I hope to see you soon…

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Catch the train for Prague if you can

A Praga ci fermiamo per una toccata e fuga. La notte in più trascorsa a Cracovia ci impedisce (fortunatamente) di prendere il treno notturno per la capitale ceca. Così partiamo la domenica mattina da una Cracovia piovosa, diretti prima a Katowice da dove prendiamo la coincidenza per Praga. Vale la pena scrivere del viaggio che ci ha visto protagonisti di un siparietto a tratti simpatico, a tratti meno con il controllore mentecatto del treno. Gli chiediamo  di poter fare la prenotazione del posto a sedere direttamente a bordo, ma purtroppo facciamo l’errore di non dirgli dove siamo diretti, e quel coglione (senza nemmeno chiedercelo) ci fa la prenotazione fino alla fermata dopo Cracovia: in pratica la reservation più inutile della storia dell’InterRail. La cosa bella (e brutta) al tempo stesso è che siamo saliti sul treno per Praga senza nemmeno controllare la carrozza giusta. Infatti scopriamo, parlando con una coppia olandese diretta a Budapest, che la carrozza per Praga non è quella dove ci siamo seduti. Per poco rischiamo di tornare alla casella di partenza, di nuovo nell’Europa dell’est, e forse ci avrebbe anche fatto piacere. Ma la nostra mappa prevede altre fermate, e per ritornare il 14 agosto in Italia dobbiamo per forza di cose rispettarla. Dopo una notte a Praga, una città un po’ dark e romantica al tempo stessa, siamo pronti per dirigerci verso nord: Berlino e il nostro amico Arthur ci stanno aspettando.

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Late at night in Krakow

Difficile scrivere di Cracovia. Nella piccola e accogliente città polacca il nostro viaggio ha toccato picchi altissimi. Difficile raccogliere in un solo post lintensità delle emozioni provate in due giorni e due notti tra bevute, nuove conoscenze, risate e balli a notte fonda in discoteca. Partiamo dall inizio. Il treno notturno Vienna-Cracovia non poteva andare peggio di come è andato. Nella nostra cabina troviamo due ragazze (una più antipatica dell’altra, per non dire altro) che pretendono di farsi tutto il viaggio in cuccetta col finestrino completamente spalancato. Stefano cerca di far capire loro che avremmo raggiunto temperature invernali, ma le due amichette hanno la testa dura. Alla fine riesco ad arrivare a un compromesso per poter chiudere un po’ il finestrino. Le due mentecatte accettano e ci mettiamo tutti a dormire. Purtroppo sarà una notte lunga e insonne su un treno notturno che ci porterà in condizioni precarie in quel di Cracovia. Qui la pioggia ci dà sempre il suo consueto benvenuto, ed ormai non contiamo più i giorni piovosi: faremmo prima a contare quelli soleggiati. Siamo molto entusiasti di essere arrivati in Polonia, soprattutto perché abbiamo prenotato in un ostello eccezionale: il Greg and Tom Hostel. Arrivati col treno all’alba, ci incamminiamo subito all’ostello e qui, in attesa di fare il check-in, ci danno la possibilità anche di fare colazione. Prima impressione: 7+. Conosciamo altri ragazzi e ragazze che attendono come noi di entrare in camera: un danese tale e quale a Jovanotti e una californiana in giro da sola per mezza Europa. In attesa della stanza, il receptionist Marek ci raccoglie tutti per spiegarci cosa fare e vedere a Cracovia, e soprattutto per darci informazioni sul Friday Party che organizzeranno in serata a base di vodka e discoteca. Da subito capiamo di aver prenotato in un signor ostello: ecco perché decidiamo di rinunciare al treno notturno Cracovia-Praga del giorno dopo per restare un’altra notte a Cracovia. Purtroppo non c’è più posto al Greg and Tom Hostel per sabato, ma Marek riesce comunque a trovarci tre letti liberi in un altro ostello permettendoci di partecipare lo stesso alla festa del sabato. Dopo il check-in andiamo in lavanderia, qui ci rilassiamo con una bella cioccolata calda e un po’ di buona musica. Piccola parentesi: Stefano dimentica in lavanderia l’ombrellino comprato a caro prezzo (3 euro) a Vienna. Non poco affamati andiamo a mangiare in un ristorante davvero chic del centro, qui aspettiamo all’inverosimile per mangiare dei ravioloni con la carne (peccato che mancavamo le salsette di cui Stefano il polacco ci aveva parlato tanto bene). Avevamo ordinato anche delle patate e una insalata a testa pensando che ci avrebbero portato tutto in una volta. E invece no: tra una portata e l’altra apettiamo quasi mezz’ora, intanto ci passa anche la fame, cerchiamo di disdire l’ordine ma questi polacchi non si lasciano inculare così facilmente. Tornati in ostello ci riposiamo un po’, ne abbiamo davvero bisogno. Nella nostra stanza incontriamo Allen, un ragazzo australiano (che parla anche italiano) davvero molto simpatico. Memorabile il suo metodo di approccio con le ragazze, molto simile a quello di un “furetto” di nostra conoscenza: parlare, parlare, parlare per poi placcare la preda ai fianchi al momento giusto. Arriva la sera del primo party. Tutti e tre siamo molto carichi, ma la parte del mattatore spetta a Giuseppe in arte Joe Massimo Meridio. Joe si distingue durante la serata a base di vodka per il suo fare furettesco ai danni di una procace ragazza cilena (di cui nessuno ricorda il nome) che ha mostrato a più riprese un particolare interesse per il bel gladiatore salernitano. La serata procede alla grande al Coco, una discoteca di Cracovia che il venerdì sera non sembra particolarmente popolata di ragazze. Io, Stefano e Giuseppe siamo abbastanza ubriachi, e dopo aver perso di vista tutti gli amici dell’ostello usciamo dalla discoteca per cercare fortuna altrove. Ha inizio così una sequenza di incontri casuali che ci sembrerà non finire mai. Da ricordare il meeting con un certo Rodrigo che ha il coraggio di consigliarci un club che poi scopriremo essere un locale per gay: al momento opportuno riusciamo a divincolarci dalle sue grinfie in balia delle nostre risate. Una altra scena da antologia vede Joe grande protagonista, con il suo approccio a una ragazza polacca che ci aveva approcciato insieme a un suo amico tedesco bello sbronzo (forse il fidanzato). Per il nome della ragazza chiedete a Peppino, che è stato portato un po’ a spasso per le strade di Cracovia dalla tizia in questione. Last but not least, non posso non parlare delle due tedesche incontrate ininterrottamente e casualmente da Bratislava a Cracovia fino ad Auschwitz. Io e Stefano le incontriamo la notte di venerdì in piazza, le invitiamo in una altra discoteca insieme a noi ma loro declinano. A questo punto, in balia della decina di bicchierini di vodka e non solo bevuti nel corso della serata, io chiedo a gamba tesa il numero di cellulare di Lena, la biondina davvero molto carina. A Stefano invece piace l’altra, la nippo-tedesca, come la chiamo io per la sua origine asiatica. Chiedete a Stefano come ho fatto ad accertarmi che Lena mi avesse dato il numero esatto. La notte finisce in balia della nostra indimenticabile sbronza polacca.

Secondo giorno a Cracovia: ci svegliamo ad un orario indecente, facciamo il check-out e ci spostiamo nel nostro nuovo ostello, purtroppo non all’altezza del Greg and Tom. Decidiamo in giornata di andare a visitare il campo di concentramento di Auschwitz, con l’autobus ci vuole quasi un’ora e mezza ma al nostro arrivo capiamo che ne è valsa la pena. Quando vedo la scritta ARBEIT MACHT FREI all’ingresso del campo quasi mi viene la pelle d’oca. E’ da tanto tempo che volevo visitare Auschwitz, finalmente ci sono dentro, scatto alcune foto per cogliere gli angoli che più mi impressionano. Il cielo è nuvoloso, ancora fresco di pioggia, e purtroppo la nostra visita dura meno di un’ora perché dobbiamo prendere il bus di ritorno. Il party del sabato sera al Greg and Tom Hostel ci sta aspettando.

All’ostello arriviamo verso le dieci pensando che sia finito già tutto del buffet preparato dal grande Tom, uno dei due proprietari dell’ostello. Ci abbuffiamo all’inverosimile, e se non ci credete ci sono alcune foto di Stefano con una banana in mano che dice tutto. Sazi quanto basta per iniziare a bere, ci immergiamo nel party a base di vodka. Indimenticabile il tentativo di Tom di infilare una intera bottiglia di vodka nella tasca di Stefano, che per un attimo ha temuto seriamente per l’incolumità del suo pantalone. Dopo aver bevuto a sufficienza ci spostiamo in discoteca, di nuovo al Coco, e questa volta le ragazze non mancano. Io e Joe ci fiondiamo in pista, mentre il Caccavo – con la sua maglietta d’ordinanza di Capitan America – sonda il terreno per meglio marcare il territorio in discoteca. In pista comincio a ballare con una bella coniglietta, la placco un po’ ai fianchi, lei fa la smorfiosa, ci scambiamo qualche battuta, ma io non capisco quasi nulla di quello che mi dice. Giuseppe intanto fa ottimamente le veci del presidente Conforti con il suo inconfondibile passo di danza in stile libero come se esistesse solo lui in discoteca. La serata si conclude in un nulla di fatto per tutti e tre gli InterRailer, ma ci siamo comunque divertiti alla grande. La seconda notte più pazza del nostro InterRail (la terza per me dopo Bratislava) volge al termine. Il nostro lungo addio a Cracovia e alla Polonia sta per conlcudersi. Il giorno dopo prendiamo il primo treno in direzione Praga. Cominciamo ad intravedere all’orizzonte il nord Europa, ma siamo ancora troppo lontani per sentirne l’odore. Prima Praga, poi Berlino, e solo dopo sarà Scandinavia. Stay tuned folks…

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Vita da InterRailer a Vienna

Approfitto della tappa viennese per parlare delle cose piu’ o meno strane che ci stanno capitando lungo la strada. Vienna ci accoglie con un inaspettato sole dopo la tanta pioggia trovata in giro per l’Europa dell’est. La vita da InterRailer e’ fatta anche di queste sorprese a ciel sereno, quando quello che meno ti aspetti incrocia il tuo tragitto. Arrivati in ostello entriamo in camera e Giuseppe trova un tizio accollassato sul letto. Dopo diversi minuti a sparlarne capiamo che e’ italiano, ci facciamo una risata per quello che avra’ o meno sentito e ci presentiamo. Si chiama Enrico, originario di Cuneo, da piu’ di 1 anno a Vienna dove lavora come cameriere in un ristorante a pochi passi dall’ostello chiamato I Ragazzi. Su suo suggerimento andiamo a mangiare li’ una pizza per pranzo alla ‘modica’ cifra di 7,80 euro (la Margherita, immaginate il prezzo delle altre). Comincio a rimpiangere l’Europa dell’est e il suo costo della vita, ma mi rendo conto di essere sbarcato in una delle citta’ piu’ vivibili del mondo, organizzatissima come poche, e con prezzi giustamente piu’ alti di Budapest o Bratislava. La pizza dagli italiani non e’ eccezionale, ma Enrico ci assicura che e’ uno dei posti piu’ economici nella capitale austriaca, e noi gli crediamo. Da subito con Enrico si instaura un rapporto di amore/odio. Ci e’ molto simpatico anche perche’ il ragazzo e’ un po’ soggetto. Da antologia la mega capocciata data sul bordo del letto e la sua reazione praticamente nulla al dolore che sicuramente avra’ sentito: un cyborg un po’ sfigato, pero’ sempre un cyborg. Per la serie incontri strani e casuali, bisogna ricordare l’incontro a notte fonda, nella nostra camera d’ostello, con un altro soggetto. Questa volta a farne le spese e’ Stefano che trova il suo letto occupato dal soggetto in questione. Il tizio e’ un tipo davvero strano: nell’arco di pochi minuti e’ stato capace di svegliarsi per mettere mano alla sua sveglia, di riaddomentarsi e di risvegliarsi di nuovo al suono della sveglia 5 minuti dopo. Sceso dal letto ha cominciato a blaterare qualcosa su un taxi che avrebbe dovuto prendere di li’ a poco. Da antologia il suo sforzo a notte fonda nell’aprire l’armadietto senza essersi accorto che con il suo piccolo lucchetto l’armadietto si apriva liscio come l’olio anche senza alcun lucchetto. Che mentecatto!

Ho intitolato questo post Vita da InterRailer a Vienna per evidenziare alcune delle difficolta’ da affrontare ogni giorno, come per esempio quella di procacciarsi del cibo a buon prezzo. A Vienna troviamo un supermercato dove poterci fare dei panini per pranzo. Affidiamo l’arduo compito di trasportare il cibo a mano a Stefano. Quel giorno decidiamo, su proposta del Caccavo, di prendere la bici per visitare Vienna. Passano pochi minuti e si mette a piovere: niente bici. E’ in quel momento che Stefano si accorge di essersi dimenticato il sacchetto con i panini in uno dei negozi di souvenir. Morale della favola: mai affidare compiti di responsabilita’ al Caccavo. Per dovere di cronaca bisogna anche dire che il bottino per il pranzo e’ stato poi ritrovato, ma abbiamo rischiato seriamente di rimanere a digiuno. A Vienna, insomma, ci siamo divertiti, anche se non esageratamente per colpa soprattutto della pioggia incessante. La seconda notte in Austria ci prepariamo al viaggio notturno Vienna-Cracovia, ma questa e’ una altra storia, una storia polacca ricca di bevute, notti in bianco e serendipity, una storia iniziata molto male su un treno notturno per Cracovia e conclusasi con tante risate e uno scampato ‘pericolo’ su un treno diretto a Praga. Stay tuned folks, and keep the train running around Europe. Next stop: Cracovia, Polonia.

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Serendipity in Bratislava

A volte chi cerca trova. Altre volte puo’ anche capitare che chi non cerca trova lo stesso. Dopo due giorni a Bratislava ho imparato due cose fondamentali: non andare a letto presto e mai voltare le spalle alla vita. Ogni lasciato e’ perso, e cio’ che si perde lungo la strada quasi mai si ritrova sulla stessa strada. Tutti i viaggi che ho fatto in passato mi hanno un po’ cambiato. Siamo appena alla terza tappa (Monaco, Budapest, Bratislava) di questo viaggio InterRail in giro per l’Europa. In una settimana ci e’ successo di tutto, le cose piu’ belle quasi sempre le piu’ inaspettate. Bratislava mi ha insegnato che nella vita ci vuole sempre un pizzico di serendipity. Prima di partire ho fatto una promessa a me stesso: vivi ogni attimo come se fosse il piu’ unico e irripetibile della tua vita. Ci sto provando citta’ dopo citta’, stazione dopo stazione, ostello dopo ostello: a Bratislava ci son riuscito. Keep the train running folks. Next stop: Vienna.

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Haunted by the River in Budapest

Budapest ci accoglie con un clima infame: pioggia e freddo. L’ostello e’ abbastanza in culonia, dobbiamo prendere la metro e un tram. Purtroppo siamo costretti a fare l’abbonamento giornaliero ai trasporti pubblici a differenza di Monaco dove abbiamo potuto girare liberamente sulla S-Bahn (la metro di superficie) con il solo biglietto InterRail. Arrivati in ostello siamo fiduciosi di trovare altre persone (specialmente ragazze, dopo la camerata di soli ragazzi italiani a Monaco) e invece per due notti siamo i padroni della nostra camerata di 10 letti. Al primo impatto Budapest non mi fa una grande impressione. In centro, invece, sulle rive del fiume Danubio riscopro una Budapest particolarmente affascinante, con la sua parte alta (Buda) che ci regala una vista mozzafiato della capitale ungherese. La sera decidiamo di vivere la Budapest by night e dopo una birretta  ci immergiamo nel Rio, una discoteca all’aperto vicino il Danubio davvero spettacolare : ottima musica e ragazze spaziali! All’uscita chiediamo a un taxi quanto costa ritornare al nostro ostello, ma subito decliniamo l’offerta. Dopo qualche minuto il tizio si riavvicina a noi e ci dice con molta calma: ‘You want girls, guys?’. Morale della favola: rifiutiamo una scopata alla modica cifra di 25 mila fiorini (circa 100 euro). Tornati in ostello a notte fonda dormiamo fino a tarda mattina. Purtroppo la pioggia non ci da’ tregua, in ostello non c’e’ nessuno tranne noi tre, la receptionist un po’ ebete/mentecatta e un tizio americano strano. Ne approfittiamo per fare la nostra prima lavatrice e andare a fare la spesa. Mentre pranziamo in ostello conosciamo l’americano: ha 56 anni, si chiama Robert, e’ un professore esperto in finanza e diritto. Con lui parliamo di tutto: economia, istruzione, sanita’ pubblica e privata, di comunismo e capitalismo, di Europa e di Stati Uniti. Assistiamo, insomma, a una vera e propria lezione universitaria in un ostello senza anima viva e con una pioggia torrenziale che sembra voler inondare Budapest. Il tizio ci lascia la sua email e ci invita a contattarlo qualora dovessimo trovarci in sud California. Sospettiamo di aver parlato con un Lele Mora in salsa americana, ci ridiamo un po’ su e ci organizziamo per la serata. Decidiamo di sfidare la pioggia per andare ad assaggiare qualche specialita’ ungherese. Io mi lecco i baffi con il goulash, una zuppa a base di verdure e carne: davvero deliziosa. Usciamo sazi dal ristorante per dirigerci sulle rive del Danubio a dare il nostro ultimo saluto alla capitale ungherese. Scatto qualche foto ma non riesco a catturare cio’ che vedo estasiato ad occhio nudo. Per un attimo mi fermo ad ammirare le due rive del fiume, che sembrano guardarsi negli occhi come due innamorati, e mi dispiace dire addio a Budapest. La seconda tappa volge al termine, la Slovacchia ci aspetta all’orizzonte e noi attendiamo di sbarcare a Bratislava.

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Let the trip begin in Munich

Prima tappa: Monaco. Ci arriviamo da Roma Termini su un inaspettato treno tedesco molto piu’ comodo degli stretti e sporchi euronight italiani. Prima notte insonne ma almeno non abbiamo la schiena a pezzi grazie ai confortevoli sedili della DB Bahn tedesca. A Monaco ci son gia’ stato una volta durante il mio primo InterRail, anche se solo per un giorno. Prima di partire contatto Julia, una amica tedesca conosciuta a New York, e cosi’ ci mettiamo d’accordo per organizzare un meeting italo-tedesco in un pub di Monaco tra birre locali e un sacco di risate. Grande serata, la prima del nostro InterRail, e non potevamo chiedere di meglio. Il secondo giorno, su prezioso suggerimento di Stefano, decidiamo di andare a visitare il campo di concentramento di Dachau: una esperienza mistica, al limite della commozione, specialmente alla vista degli stanzoni della morte dove milioni di ebrei e prigionieri politici hanno vissuto l’inferno in terra. A Dachau ci avvolge un vento forte, e immersi in uno spazio verde incontaminato mi chiedo come l’uomo abbia potuto erigere una tale mostruosita’ in mezzo ad una natura cosi’ pura. Partiamo da Monaco piu’ che soddisfatti da una intensa due-giorni di turismo sfrenato. Alla stazione saliamo sul primo treno notturno del nostro InterRail in direzione Budapest. Siamo ancora all’inizio, e questo ci rende particolarmente euforici.

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Il sogno di una cosa

Ho gia’ fatto l’InterRail una volta. Cinque anni fa, nel 2006, fu un’esperienza meravigliosa. Un viaggio di 20 giorni in giro per il centro e nord Europa. Non pensavo di farlo di nuovo,  e invece eccomi qui su un treno diretto per Monaco, Budapest, Bratislava e tante altre citta’ d’Europa. Questa volta il viaggio durera’ 25 giorni, in compagnia di Giuseppe e Stefano. Dall’Europa dell’est all’Europa del nord fino alle Repubbliche Baltiche, avremo modo di realizzare una esperienza transeuropea imperdibile. Ho sempre sognato di intraprendere un viaggio del genere per rivedere luoghi gia’ visti e per conoscerne di nuovi. Ho sempre sognato di farlo insieme a due grandi amici. Ho sempre sognato la liberta’, o qualcosa che si avvicini a quel senso di leggerezza e spensieratezza che chiamano freedom. Quel sogno di una cosa  e’ ora tra le mie mani sotto forma di un biglietto InterRail apparentemente senza scadenza. Let’s keep the train running, folks

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